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Previsioni 2026, l'Umbria con il segno meno

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Presentata l'indagine commissionata da CNA a l centro studi Sintesi sullo stato economico dell'Umbria e su cosa ci si dovrà aspettare con il nuovo anno
Data
18/12/2025
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pil
occupazione
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Previsioni 2026, l'Umbria con il segno meno
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“Se vogliamo trovare una nota positiva nei dati emersi dalla ricerca che abbiamo commissionato al centro studi Sintesi è quella relativa al Pil regionale, previsto allo 0,7% per il 2026, una volta tanto in linea con quello del Paese. Per il resto, preoccupa soprattutto il -3,8% previsto per le esportazioni della nostra manifattura e la fine della crescita del numero degli occupati dopo alcuni anni di risultati positivi. Non c’è di che stare allegri, insomma”.
Per Michele Carloni, presidente di CNA Umbria, ci sono fondati motivi di preoccupazione nella nuova indagine fatta realizzare dal centro studi Sintesi con cui l’associazione collabora da diversi anni.
“A preoccupare – ha affermato Carloni – è soprattutto il previsto calo del 3,8% dell’export regionale sull’onda delle nuove politiche dei dazi dell’amministrazione USA, che hanno già fatto segnare una diminuzione del 2% delle esportazioni umbre nel primo semestre di quest’anno, con uno stacco di quattro punti percentuali rispetto alla media dell’Italia, dove nello stesso periodo i flussi di merci diretti all’estero sono aumentati del 2%. Se a questo si aggiungesse la prevista frenata sull’occupazione, anche con il plausibile concorso di una manifattura colpita dai dazi, significherebbe che verrebbero meno due dei fattori che avevano sostenuto la crescita dell’Umbria dopo la crisi economica del 2010 e dopo quella provocata dal Covid. Preoccupa anche il dato asfittico sugli investimenti. Ma nel complesso sono tutti i dati nel loro complesso, di poco superiori allo zero, a non farci dormire sonni tranquilli, perché evidenziano una crescita molto blanda dell’economia regionale, dopo anni in cui i ritmi di crescita erano stati comunque ben al di sotto della media del Paese. In ultimo va sottolineato che a giugno del prossimo anno termineranno tutti i lavori finanziati con il Pnrr, che in questo periodo sono riusciti a garantire a tutto il comparto delle costruzioni un effetto sostitutivo rispetto alla cancellazione dei vari bonus casa, con la conseguente contrazione del settore che arriverà nel secondo semestre 2026”.
La ricerca, presentata da Rita Canu, ricercatrice di Sintesi, ha fatto il punto sull’economia regionale dal 2019 all’anno in corso, e presentato le previsioni per il 2026. 
“In particolare – ha esordito Canu - rispetto al 2019 il Pil dell’Umbria è aumentato del 3,2% (in Italia + 6,4%), gli investimenti hanno registrato un prodigioso + 35,6% (comunque inferiore al + 37,6% nazionale), i consumi sono cresciuti di appena lo 0,6% (contro l’1,5% del Paese) e se ne prevede una crescita ancora blanda per il 2026 (+ 0,4%). Anche l’occupazione, che in sei anni è cresciuta di 19mila unità, trainata soprattutto dal settore costruzioni (+ 33%) e dall’industria (+ 16%), per l’anno prossimo è stimata al + 0,1%”.
La ricerca ha confermato il trend positivo del turismo regionale, cresciuto del 10% nei primi nove mesi del 2025 rispetto allo stesso periodo del 2024 e del 27% sul 2019, con circa 6,4 milioni di presenze quest’anno, con un aumento soprattutto degli stranieri. 
Il numero complessivo delle imprese, nonostante segnali di ripresa negli ultimi due trimestri, è comunque inferiore al pre-pandemia (- 2,3%) – ha aggiunto Rita Canu -, con una diminuzione soprattutto del settore artigiano (- 5% sul 2019), che però continua a rappresentare un quarto di tutte le imprese umbre e continua a essere molto radicato in particolare nelle costruzioni, nella manifattura e nei servizi. Continua, imperterrito, il calo del credito destinato alle imprese più piccole (- 7,2%), in particolare di quelle che operano nell’edilizia”.
“Di fronte a un quadro previsionale così preoccupante – ha proseguito Carloni - è già da mesi che stiamo insistendo nei confronti della Regione affinché intervenga a sostegno dello sviluppo economico dell’Umbria, soprattutto per favorire la diversificazione dei mercati esteri verso i quali dirottare i prodotti locali penalizzati dai dazi, ma anche per dare una spinta agli investimenti innovativi delle imprese, in particolare di quelli mirati alla transizione digitale ed energetica. Confidiamo che, tra pochi giorni, con l’approvazione del piano di riprogrammazione dei fondi strutturali residui afferenti al periodo 2021/2027, vengano messe a terra misure realmente efficaci nel far crescere le imprese umbre. Senza una crescita vivace – ha concluso il presidente regionale della Cna – le aziende regionali non sarebbero in grado di reggere al peso dell’ulteriore aumento della tassazione, che già adesso rappresenta uno dei maggiori elementi di debolezza rispetto ai loro competitors internazionali”.

 

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Aggiornamento
19/12/2025 08:56

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