Crediti di imposta, ripristinare le possibilità di compensazione
Dal 1° luglio 2026 solo i crediti derivanti dalle dichiarazioni potranno essere usati anche per compensare i contributi Inps e Inail
Data20/11/2025
“Se la possibilità di utilizzare tutti i crediti di imposta maturati per compensare anche i contributi Inps e Inail non verrà ripristinata, assisteremo a una crisi di liquidità per moltissime imprese, in particolare per quelle del settore delle costruzioni”.
A lanciare l’allarme è il direttore di CNA Umbria, Roberto Giannangeli, che punta il dito sull’art. 26 del disegno di legge di Bilancio per il prossimo anno.
“Nel testo proposto dal governo si afferma chiaramente che dal 1° luglio 2026 solo i crediti di imposta derivanti dalla liquidazione delle dichiarazioni potranno essere usati in compensazione anche per pagare i contributi Inps e Inail. Questo significa che saranno esclusi tutti gli altri che le imprese hanno maturato utilizzando i bonus casa, Industria 4.0., Transizione 5.0, le accise sul gasolio e probabilmente anche quelli derivanti dall’inserimento dell’Umbria nella ZES. Un’autentica follia”.
A essere maggiormente colpiti i settori dell’edilizia, dell’autotrasporto e della manifattura.
“Le imprese delle costruzioni, che negli ultimi 5 anni hanno lavorato essenzialmente sulla rigenerazione urbana e definito una strategia aziendale basata sulla gestione a lungo termine dei crediti di imposta maturati, correranno il rischio di non poterli usare, anche perché gli utili aziendali hanno imboccato un trend discendente che continuerà anche nei prossimi anni, incidendo in modo significativo sulla loro capienza fiscale. Ma pensiamo anche alle imprese di autotrasporto, caratterizzate da utili bassissimi, che non potranno usare i crediti sulle accise sul gasolio per pagare l’Inps e l’Inail. Oppure alle imprese della manifattura che hanno fatto investimenti tecnologici usando Industria 4.0 o Transizione 5.0. Se non si apporteranno correttivi in sede di conversione in legge, ancora una volta lo Stato si rivelerà inaffidabile nei confronti delle imprese che fanno investimenti a medio e lungo termine, introducendo modifiche che colpiscono in modo retroattivo”.
Il tema, probabilmente, si porrà anche per i crediti di imposta previsti dalla ZES, appena introdotta in Umbria e nelle Marche, e che per CNA Umbria ha bisogno di alcuni correttivi urgenti.
“Va assolutamente rivista la lista dei Comuni ricadenti nelle zone che beneficeranno dei vantaggi fiscali previsti, perché la loro individuazione non solo risale ormai a qualche anno fa, ma francamente risulta anche incomprensibile. Non capiamo, solo per fare un esempio, per quale motivo Bastia Umbra sia compresa e Cannara no, Foligno sì e Bevagna no, Passignano sì e Tuoro no, Città di Castello sì e Pietralunga no, e potremmo continuare con l’elenco. Sappiamo che la Regione ha già avviato una interlocuzione con il governo per fare delle modifiche al riguardo. Noi pensiamo che andrebbero incluse le zone industriali di tutti i Comuni umbri affinché questo strumento, se dotato di risorse adeguate, possa essere usato per rilanciare la manifattura regionale nei prossimi anni. L’approvazione del decreto attuativo arrivata ieri sera (19/11/2025, ndr) consentirà di richiedere i benefici previsti anche per gli investimenti realizzati nel 2025 fino alla data del 15 novembre scorso, anche se, a una prima lettura, le risorse disponibili ammontano a circa 30 milioni di euro, insufficienti perfino in un periodo di forte contrazione degli investimenti come quello attuale. Un effetto compensativo nei Comuni esclusi dalla ZES sicuramente lo avrà la reintroduzione dell’iper e super ammortamento prevista dal disegno di legge di Bilancio 2026. Tuttavia – aggiunge Giannangeli – va fatta una ulteriore riflessione: sia la Zes, che incentiva gli investimenti superiori ai 200mila euro, sia l’Iper e il Super ammortamento andranno a beneficio esclusivo delle aziende più grandi e con utili importanti. Pertanto, approfittando della riprogrammazione dei fondi strutturali 2021/2027, è fondamentale definire politiche di sviluppo regionali tarate sulle esigenze e sulle dimensioni delle imprese più piccole, aiutandole a crescere e ad aumentare la produttività con incentivi ad hoc a sostegno degli investimenti, della digitalizzazione, dell’autoproduzione di energia, senza dimenticare – conclude il direttore regionale della CNA - che sono proprio queste a rappresentare l’ossatura del sistema imprenditoriale umbro e a contribuire in modo preponderante all’occupazione”.